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Sicilitudine


  1. Scialamento (tarantella) 2:12
  2. Spartenza (romanza breve) 2:48
  3. Tarantella dell’emigrante 2:03
  4. Mediterraneo (rapsodia) 3:21
  5. Dormi bambino (ninna nanna) 2:14
  6. Tolla tirititolla (piva) 2:04
  7. Notte di stelle (pastorale) 3:23
  8. Madre santa (fantasia) 3:50
  9. Sicilianella (tarantella) 2:37
  10. Grantango (tango) 3:08
    Presentare nello spazio di poche righe un progetto compositivo come quello di Mario Rizzo e la sua estrinsecazione interpretativa, affidata a Sergio Camelia, è assai arduo.
    L'odierno panorama della composizione musicale riflette quella che, con folgorante intuizione, Zygmunt Bauman ha definito "liquidità" del mondo e della modernità. Esistono ancora terreni "solidi" su cui gli uomini possano edificare la propria speranza di vivere un'incertezza meno terribile e, per converso, una felicità meno impermanente?
    La grande utopia dell'inseguimento d'un simile ubi consistam pervade trasversalmente tutte le arti. In musica, dopo la scomparsa di tutte le ultime grandi figure di riferimento del Novecento (da Messiaen a Stockhausen, da Petrassi a Berio, da Kagel a Tippett), un assoluto disorientamento signoreggia sulle coordinate estetiche di quella che, per decenni, ha costituito il nucleo ispirativo portante della produzione "contemporanea": la ricerca di innovazione linguistica in antinomia alla consuetudine di consumo.
    La “solidità” che traspare dalle dieci composizioni raccolte in questo disco, è quella della continuità esperienziale di un autore, Mario Rizzo, che ha dedicato ogni sforzo gioioso all'investigazione delle radici della propria civiltà musicale. E' la solidità della semplicità in termini compositivi, che fa pendant con la semplicità e la grazia con cui un interprete, quale è Sergio Camelia, riesce a restituire brani strumentalmente ostici.
    Non si confonda, si badi bene, la "semplicità" con la "näiveté". Gli strumenti del comunicare di Mario Rizzo sono quanto di più elaborato possa immaginare chi appena conosca la loro radicazione nel tessuto antropologico, culturale e civile di una terra, la Sicilia, di cui oggi, nel nostro Paese, sminuire l'indispensabilità per noi Italiani è un retropensiero che si annida nella mente di troppi.
    Far cantare le radici della musica siciliana, misteriosa come è misteriosa la chitarra che dona vita a questo canto, è tutto fuorché semplice. Mario Rizzo e Sergio Camelia, come insegna l'ascolto meditato di questa testimonianza discografica, non solo riescono nell'impresa, ma paiono suggerirci che ci troviamo appena all'inizio dell'avventura, un’avventura culturale i cui svolgimenti si trovano già (e di ciò l'estensore di queste note è al corrente) nella penna e nella mente di Mario Rizzo.
    Si permetta di osservare, da parte di chi scrive, che ascoltare la Sicilia è certamente più edificante che prestare ascolto agli indistinti rumori della Babele che abbiamo attorno. Ciò permette, quanto meno, di interrompere l'asfissia dell'assedio che ci stringe, obtorto collo.
    Non è poca cosa.
Giovanni Puddu